Street Fighter Sfida finale (Street Fighter)
Non molto tempo fa, andammo a buttare l’occhio su ‘na decina fra i peggiori film sui supereroi degli anni ’90, no? Ecco, ‘na cosa che c’ho tenuto a dire lì, è quanto ‘sto tipo di produzioni fossero distanti in quegli anni, dalle “bombe da box office” in cui si so’ trasformati oggi. Dato che non è che gli venisse attribuita tutta ‘sta grande importanza, non è che si facesse poi a gara per cacciare i soldi. Così, molti di quei film, erano tenuti assieme principalmente da due cose: sputi e preghiere. Ora, so che pare strano ma, paradossalmente, non fu questo il caso di Street Fighter Sfida finale.
Premessa: so perfettamente che i personaggi di qualsiasi beat’em up di ieri, oggi e pure domani, hanno fattezze irreali. Un po’ come per i Bronzi di Riace, no? Esteticamente perfetti, ma anatomicamente irrealistici e sproporzionati. Direi che ‘sta cosa, sia piuttosto ovvia. Tuttavia, questo non giustifica il direttore del casting. Ché in Street Fighter Sfida finale, si va ben oltre la mancata estetica dei personaggi.
Voglio dire, c’è l’americano Guile, interpretato da un belga. Cammy, inglese, interpretata da un’australiana. Il thailandese Sagat, è un nativo americano, così come lo spagnolo Vega. Honda, giapponese, è interpretato da un samoano e il russo Zangief, da un americano. Insomma, se non fosse chiaro, questo è il bellissimo approccio tipico hollywoodiano dove, chiunque spiccichi due parole d’inglese, può interpretare un americano. Mentre chiunque non abbia tratti euro-caucasici, può tranquillamente interpretare qualsiasi altra cosa. Per la serie, tanto, se non sono bianchi so’ tutti uguali. Bello, eh?
A ogni modo, Street Fighter Sfida finale (a che, poi?) inizia con l’inviata speciale Chun-Li Zang (Ming-Na Wen) che ci dà le ultime notizie dal fronte. Il generale Bison (Raul Julia) arroccato sulla sua isola-fortezza Shadaloo, lancia un ultimatum alle nazione unite: venti miliardi di dollari da consegnarli entro settantadue ore. Altrimenti, ucciderà a uno a uno un i circa sessanta membri di una missione umanitaria che tiene in ostaggio.
Trovandosi casualmente a passare di là, mentre casualmente Bison stava guardando proprio quel notiziario, il colonnello Guile (Van Damme), s’appropria del microfono e risponde direttamente a Bison. Come se in qualche modo si sentissero. Comunque, Guile non ci sta ai ricatti. Anzi. Con gesti di ampia maleducazione, promette di fargli il culo a capanna e liberare gli ostaggi. Sopratutto, un certo Charlie, a cui chiede di tenere duro fino al suo arrivo.
Grazie alla sottilissima dialettica, proprietà di linguaggio e doti da negoziatore di Guile, che il Commissario Winchester pare Sherlock Holmes, Bison non ci mette molto a fa’ due più due. Visto che stava là là per rompere il collo a ‘sto soldato, gli viene in mente di controllare le medagliette. Indovina un po’ il nome? Carlos Blanka. Ma certo! Charlie, l’amico di Guile.
Dopo le brillantezze di Guile, siamo sempre genericamente in Thailandia. Ryu (Byron Mann) qui chiamato Raiu (senza un preciso perché) e Ken (Damian Chapa) sono due truffatori da quattro soldi. Come nel gioco, del resto. Uguale uguale, proprio. Comunque, scopo del viaggio, è cercare di piazzare una partita d’armi rubate.
Sagat (Wes Studi) noto criminale e trafficante d’armi internazionale, è l’uomo che ha intenzione di acquistare le super futuristiche, letali armi di Ryu detto Raiu, e Ken. Alla fine però, viene fuori che era tutto ‘no scherzone e che le armi di Ryu detto Raiu e Ken, altro non erano che semplici giocattoli.
Quindi, dopo averli messi all’angolo, anziché freddarli sul posto a mitragliate come da tradizione, per punizione Ryu detto Raiu e Ken, dovranno battersi col braccio destro di Sagat, Vega (Jay Tavare) in uno scontro all’ultimo sangue. Tuttavia, il duello, emozionante come guardare anziani che si prendono a pantofolate, viene interrotto da una retata.
Dopo la retata, vengono presi e sbattuti tutti in prigione. Nella cagnara creatasi con gli uomini di Sagat che tentano di freddarli in carcere, le simpatiche canaglie Ryu detto Raiu e Ken, vengono notati da Guile. Il quale, organizza una finta rivolta, con conseguente finta evasione per infiltrare i due nella banda di Sagat.
Il piano di Guile, studiato nel dettaglio col manuale delle Giovani Marmotte di fianco, è… diciamo machiavellico nella sua ingegnosità: step 1, fingersi morto. Step 2, infiltrare Ryu detto Raiu e Ken nella banda di Sagat, dato che è in affari con Bison. Step 3, attaccare Shadaloo sfruttando l’elemento sorpresa. Ora, non voglio dire, ma tutto questo solo a me pare non avere il benché minimo senso?
Ma c’è di più. Oltre essere una reporter, Chun-Li è in cerca di vendetta contro Bison. Perciò, dopo la finta morte di Guile, s’intrufola nel quartier generale e va a frugare nell’obitorio. Proprio dove trova Guile, che a quanto pare, è rimasto lì per ore, aspettando che qualcuno entrasse, così, tanto per rendere più drammatica la sua rivelazione.
Attenzione ché ora c’è il bello: Ryu detto Raiu e Ken, alla fine riescono a farsi amico Sagat, e insieme a lui vanno all’incontro con Bison. Ora, non voglio manco sottolineare tutte le assurdità viste fino a ‘sto punto, ok? Però, tutto ‘sto casino, cioè fingersi morto e infiltrare i due compari, per la maggiore, è stato fatto per trovare il nascondiglio segreto di Bison. E che bisogno c’era se alla fine, stanno nel mercato della piazza e tutti sanno come arrivarci? Persino Chun-Li e la sua crew. Del resto, travestiti da artisti circensi per ragioni che non voglio nemmeno provare a spiegarmi.
Comunque sia, tutti i personaggi si ritrovano su Shadaloo. Chi per un motivo, chi per un altro… e onestamente, c’è solo da sclerare. Solo ‘na cosa, così, tanto per capirci: le motivazioni di Balrog e Honda. Che fra le tante, è altra benzina sul fuoco. Fondamentalmente, ce l’hanno con la Shadaloo, perché Bison ha fatto tutto il possibile per rovinare le loro carriere di boxe/sumo. Cioè, dovrei presumere che rovinare le carriere di combattenti professionisti, fosse parte di un qualche precedente piano di dominio mondiale andato alla malora?
In compenso, però poi migliora, eh. Improvvisamente, da rip-off di James Bond, Street Fighter Sfida finale decide di essere Star Wars. Mentre Bison è preparato a respingere un assalto in massa, un singolo, piccolo veicolo c’ha la possibilità di avvicinarsi abbastanza, e sfruttare l’unico, piccolo punto scoperto per distruggere i sistemi di difesa. Naturalmente, tutto è molto più semplice quando c’hai “Assassina, la barca che risolve i crimini dalla sera alla mattina”.
S’arriva così allo spannung di Street Fighter Sfida finale: il bellissimo discorso motivazionale di Guile alle truppe. Tra l’altro, solo a ‘sto punto mi so’ reso conto che il tizio alle spalle di Van Damme, sarebbe Thunder Hawk (Gregg Rainwater), ma tant’è.
Tralasciando che tutto il discorso, mi dà una strana impressione, come una battuta detta tra il serio e il faceto, c’è ‘na cosa di cui mi so’ accorto solo ieri. In realtà, l’avevo sempre notata ma mai, l’avevo messa del tutto a fuoco: il nome di Guile scritto sulla barca. In pratica, stai indicando al nemico il punto più sensibile dello schieramento. Tanto valeva dipingere la barca di fucsia e oro, e scrivere colpire qui, che c’è il nostro comandante.
In ogni buon conto, non mi pare il caso di andare oltre, dato che, la fiera dell’assurdo chiamata trama finisce letteralmente qua. Perciò, direi di passare a “La Domanda”: com’è Street Fighter Sfida finale?
Presumo, si faccia prima a dire ciò che di buono c’è in Street Fighter Sfida finale, anziché il contrario, no? Ecco, l’unica cosa buona di ‘sto film, è Raul Julia. Paradossalmente, Street Fighter Sida finale, nella sua assurdità, mette ancor di più in risalto la perdita per il mondo dello spettacolo, di uno come lui.
Il film, senza farla più lunga del necessario, è assolutamente ridicolo: i dialoghi sono ai limiti del grottesco. La trama (quale?) è via via sempre più assurda e farneticante. I personaggi, comprati alla fiera del cliché PG-12 un tanto al kg. Eppure, nonostante questo, Raul Julia ha dato il massimo. Ha trattato il suo ruolo con più rispetto di quanto la maggior parte degli attori in questo tipo di produzioni facciano di solito. Una performance memorabile, che ha reso Street Fighter Sfida finale, un film citabile ancora oggi, a distanza di venticinque anni quasi.
Basta anche solo prendere in considerazione, la sequenza in cui concede a Chun-Li “un’intervista privata”. Lei che parla per tutto il tempo, mentre lui con nonchalance indossa abiti più comodi e prepara i drink. Per poi uscirsene con una delle sparate più belle di tutti i tempi:
“Mi dispiace… non ricordo assolutamente niente. Per te, il giorno in cui Bison graziò il tuo villaggio, fu il giorno più importante della tua vita. Ma per me… era solo un Martedì”.
Oppure ancora, quando parla del suo sogno, l’utopistica città di Bisonopoli e poi cerca di pagare le armi di Sagat coi Bison dollari. Attenzione, che dopo il rapimento della Regina, ogni Bison dollaro dovrebbe valere circa cinque sterline inglesi. A ogni modo, Raul Julia è così, come dire… trasportato quando lo dice, che ho come l’impressione che ci credesse sul serio. Insomma, il suo Bison non è un cattivo. No, è IL cattivo degli anni ’90.
Fondamentalmente, Street Fighter Sfida finale è un prodotto estremamente campy. Che andrebbe visto solo per questo motivo e per il Bison di Raul Julia. Tuttavia, mettendo n’attimo da parte ‘sto discorso, voglio riprendere ‘na cosa che dicevo all’inizio e, incredibile ma vero, spezzare una lancia a favore non di ‘sto film. Bensì, di chi lo ha realizzato: lo scrittore e sceneggiatore Steven de Souza.
Innanzitutto, partiamo dal cast. Come detto, naturalmente sono consapevole di certi limiti nelle trasposizioni in carne e ossa di personaggi fittizi, certo. Però, un conto è il non riuscire a rappresentare fedelmente per ovvi limiti, determinati personaggi. Altro paio di maniche è prendere gente a casaccio. Del resto, qualunque lecito dubbio possa mai essere sollevato, è del tutto irrilevante: la produzione ha ampiamente ignorato tutto, pur di avere Jean-Claude Van Damme protagonista. Il che, non ha assolutamente senso.
Ancor di meno se si tengono in considerazione due cose: Guile non è il protagonista del gioco. In secondo luogo, per la parte di Guile Van Damme rifiutò il ruolo di Johnny Cage in Mortal Kombat. Ovvero, un personaggio interamente e dichiaratamente basato su di lui.
In fondo, stiamo parlando sempre di un film basato su un gioco beat’em up, no? Genere notoriamente non famoso per via della trama complessa, che di solito viene ridotta a pretesto per far menare le mani ai personaggi. E qui, arriviamo al punto della questione. Per chi non lo sapesse, Steven de Souza è l’uomo che ha scritto alcuni fra i maggiori film action di successo degli anni ’80: 48 Ore e Ancora 48 Ore con Eddie Murphy e Nick Nolte. I primi due Die Hard. Commando e L’implacabile con Arnold Schwarzenegger.
Se c’era qualcuno che ne capiva di action movie, quello era de Souza, insomma. Grazie ai suoi meriti, era riuscito là dove molti sceneggiatori sognano soltanto: diventare registi. E quando gli proposero il contratto per dirigere Street Fighter Sfida finale, firmò a occhi chiusi.
Chi gli diede questa opportunità fu Edward Pressman, un grosso produttore che aveva svolto un ruolo formativo nelle carriere di registi artisticamente e finanziariamente di successo come Wolfgang Peterson e Terrence Malick. Pressman aveva sentito certe voci riguardo un’importante società giapponese, la Capcom, che voleva adattare il suo famoso gioco Street Fighter, in una costosa serie di film d’azione americani.
Così, dopo aver fatto il suo nome perché intravisto il potenziale, tra Pressman e la Capcom, a de Souza vennero sganciati trentacinque milioncioni sonanti per realizzare ‘sto Street Fighter Sfida finale. Una cifra pressoché faraonica, se si considera che il più grosso investimento fino a quel tempo, fu Batman di Tim Burton, per il quale la Warner cacciò trenta milioni appena quattro anni prima.
Quindi a de Souza, venne consegnato un plico di materiale da Capcom. Al cui interno, c’era una serie di documenti sul futuro del franchise, a quel momento non ancora delineato. In uno dei possibili scenari per il gioco, veniva avanzata l’ipotesi che Bison fosse l’ultimo grande dittatore del pianeta, e la minaccia che rappresentava su scala globale, avrebbe coinvolto anche gli altri personaggi del roster.
Apprezzando questa linea, de Souza, s’impegnò a scrivere uno script per creare un film d’azione in stile Bond. A lui piaceva, a Capcom pure e qui nascono i problemi. I dirigenti di Capcom c’avevano il pepe al culo. Presi accordi con Hasbro per una linea di giocattoli dedicata, Street Fighter Sfida finale doveva essere pronto e proiettato nelle sale per Dicembre del ’94. Cioè, ad appena un anno di distanza.
Poi, altre tre cose importanti:
1°) Il protagonista doveva essere per forza Van Damme.
2°) Dato che anche un film su Mortal Kombat sarebbe uscito a breve, per distinguersi, Street Fighter non sarebbe dovuto essere un film tipo torneo di arti marziali.
3°) Dulcis in fundo, dovevano essere necessariamente presenti tutti e quindici i personaggi del roster. Cosa questa, che se la matematica non è diventata un’opinione, significa che in un film di un’ora e mezza, ogni personaggio avrebbe avuto un tempo su schermo di circa sei minuti al massimo.
Che poi, de Souza c’aveva pure provato a destreggiarsi, cercare di spiegare che al massimo, ci si poteva concentrare giusto su sei, sette personaggi al più. Così da dargli il tempo di essere sviluppati e approfonditi almeno quel minimo sindacale, ma niente. Oh, e se t’abbiamo detto tutti, significa nel senso che ci devi ficcare tutti, eh.
Ora, come detto più volte, Street Fighter Sfida finale è un film ridicolo, che fa acqua da tutte le parti. Nulla di ciò che si vede ha un particolare senso. Anzi. Troppi personaggi inconsistenti, troppe sottotrame che nascono e muoiono lì per lì senza andare da nessuna parte. Certo, c’è qualche battuta carina come Zangief che urla “Presto! Cambiate canale!” Oppure i rumori di fondo tipo Godzilla quando combatte con Honda. Per il resto… Street Fighter Sfida finale collassa su se stesso.
Di certo, adesso non è che voglia giustificarlo, eh. Ché alla fin fine, il film così è e così resterà per sempre. Però, al netto delle pressioni che ha dovuto subire e per ciò che è il risultato finale, in fondo (in fondo) Street Fighter Sfida finale per quell’oretta e mezza senza pretese, si lascia guardare.
Ebbene, detto questo credo che anche per oggi sia tutto.
Stay Tuned ma sopratutto Stay Retro.
non mi piacque perchè i personaggi erano troppo diversi (non solo fisicamente) alle loro controparti del gioco. A parte bison, film piatto
Pieno di difetti ma bellissimo film… invito a leggere questo per capirlo meglio
https://www.vulture.com/2019/09/street-fighter-movie-is-good-actually.html